Siamo tutti dimenticabili, i 'grandi' li ricordiamo perchè bisogna portare a casa un bel voto da scuola.

Mese: Luglio 2015

Springsteen in incognito

 

 

 

Sul palco del Wonder Bar, si stavano esibendo Joe Grushecky and The Houserockers, ad un tratto un tipo alla Springsteen è salito, ha imbracciato la prima Telecaster a portata di mano e ha iniziato a cantare. Non era male quel tipo alla Springsteen. Sembrava proprio Springsteen. Era Springsteen!

Springsteen, accompagnato dai musicisti anch’essi colti di sorpresa, ha presentato, nel concerto del tutto improvvisato, la splendida canzone Never Be Time Enough. A questa sono seguiti altri motivi della portata di Adam Raised a Cain, Atlantic City, Because the Night, Code of Silente. Roba da non crederci.
E’ esperienza di molti osservare e incappare in situazioni para disperate: l’ultimo biglietto per il concerto ufficiale di Bruce Springsteen è stato acquistato già giorni prima, che fare? Niente, si rinuncia. In quest’occasione, invece, è bastato andare a fare due passi al bar giusto e, insieme alla birra e alla moneta di resto, si è scorto un tizio che canta e ti par di conoscere. Magari qualcuno avrà pensato a uno bravo che fa cover. Cover fatte bene, ma cover. E invece no, eccolo lì il cantante con la sua aria da operaio che ha appena smesso il turno e urla al microfono il suo dissenso verso qualcosa o qualcuno. Perché ci sono sempre qualcosa e qualcuno che non vanno. “E’ proprio lui!”, alla fine hanno concluso i fortunati. La piccola folla di astanti, presi tra un sorso di birra e un dubbio sul Boss, in men che non si dica si è allargata in maniera importante. Tanto che si è accalcata fuori invidiando le giraffe: una sequenza di cartilagini cervicali di quella portata sarebbe risultata utile per dare una sbirciatina all’interno del ‘bar della meraviglia’. Ma, come insegnano quelli che si contentano, la dove non arriva la vista, soccorre l’udito: la voce di Bruce passa e si propaga per la strada.
Chi ha voglia di vivere l’esperienza fatta da quei favoriti dalla sorte di Asbury Park, può navigare sulla rete e cercare un frammento dello show – quello in cui canta Darkness On The Edge Of Town –  su YouTube: non sarà come essere stato nella terra di Springsteen ma, anche se in differita, il divertimento e l’entusiasmo sono assicurati.

(A cura di Giorgia Conti, rock webber)

Osvaldo Napoli e i vitalizi

Osvaldo

A 1 Mattina si parla di vitalizi. Ospite accigliato dietro il sorriso perenne e di circostanza, l’ex parlamentare di Forza Italia Osvaldo Napoli. In onda, oltre ai due canonici presentatori Rai democraticamente presentati nei due generi più diffusi sul pianeta Terra, anche una rappresentante, via web, del M5s di professione questore.

Il politico Osvaldo Napoli, finalmente, ha perorato con passione la difesa dei diritti di qualcuno: i politici a qualsiasi titolo, religione, colore (della pelle e politico), razza e orientamento affettivo. Beh, lo riconoscerà anche chi ha parteggiato per lui, il parlamentare Napoli non è fra quelli che hanno acceso e fatto vibrare con maggior luce la fiaccola del Cavaliere, ora in disarmo(?). Insomma, il suo è stato sempre un lavoro di retrovia e partecipato, magari fatto dal lato sbagliato della barricata (…ovviamente per chi carica il moschetto dall’altro fronte), tuttavia non lo si è visto mai con l’elmetto tra le mani e la testa fasciata di bianco con annesso papavero rosso – non mille papaveri rossi, come quelli presenti nella Guerra di Piero del cantautore De Andrè, non si chiede tanto – giusto per testimoniare la partecipazione cruenta a qualche pugna incredibile ed eroica.

Ora invece, seduto sullo scranno Rai e con accenni d’impeti trattenuti dalla buona educazione o, dalla massima sempre valida per chiunque, di fare buon viso a cattivo gioco, discute di un tema che probabilmente solleverà di un bel po’ il morale dei disoccupati che, non avendo alcun luogo da raggiungere, nessun cartellino da timbrare, nessun tornello – questi, dopo l’enciclica di Brunetta, sono in preoccupante estinzione – da superare, stanno lì, nella mattinata di luglio a ciondolare con un caffè tra le mani e una disperata speranza di lavoro nella testa.

Si perdonerà il disegno fin troppo preciso della questione, ma un ex parlamentare che argomenta come fanno i pargoli di fronte alle ingiustizie paventate (purtroppo il politico Napoli è accompagnato in questo da un grande numero di suoi colleghi), lascia interdetti. Di fronte all’esponente del M5s, che ha dichiarato di trattenere per sé 3300 euro e di devolvere il resto dello stipendio parlamentare a un fondo cassa che sovvenziona i progetti per avviare nuove attività – cosa ormai nota – il signor Napoli ha cominciato a chiedere chiarificazioni del tutto fuori tema.

Insomma, i vitalizi e la notizia del loro ridimensionamento o scomparsa dal reddito di alcuni ‘sfortunatissimi’ ex qualcosa, al politico Napoli non vanno bene. Può anche essere che abbia ragione. Da Dagospia, maggio 2015, si viene a conoscere la situazione economica di Napoli che, come tema non dovrebbe essere appassionante per nessuno se non per il diretto interessato. Ovvio. Tuttavia su chi discute e combatte all’ultimo nichelino, una valutazione s’impone. Diversamente, si rischia di fare dell’ironia su chi arriva dall’Africa ricco solo di un sorriso sulla faccia. Dunque, a essere brevi e a non citare tutto quel che può essere economicamente associabile al signor Napoli, Dagospia segnala che, come presidente di Ancitel (la spa tecnologica dell’associazione dei sindaci), porta a casa circa 80mila euro l’anno; una casa nella Capitale pagata; rimborsi mensili dotati di parecchi zeri; frequentazione – amata – di ristoranti à la page; il vitalizio come ex parlamentare di Forza Italia. Può bastare(?).

Massimo Albertini

« Convalido l’iscrizione di questo blog al servizio Paperblog sotto lo pseudonimo Tuttorocksound»

Grecia: meglio gli Europe che l’Europa

Europe

 

Il titolo di questo articolo, è inutile dirlo, vuole essere un segnale piantato sulla boutade e sull’ironia. Sarebbe stato magnifico sentire, un attimo prima che il popolo di Pericle fosse costretto a ballare intorno al totem dei seggi, la voce, non di Joey Tempest che pure ci appassiona tanto, ma quella dell’Europa della Merkel. Sarebbe bastato dire: “Va bene, la vita è dura per tutti. E’ successo anche a noi: se, nel post seconda guerra mondiale, non ci avesse aiutato l’America – senza alcuna sicurezza che i loro soldi sarebbero tornati nelle casse dello zio Sam –  saremmo ancora allo sbando. Sediamoci e discutiamo senza spocchia il problema”. Ma questo non è avvenuto. Questa Europa, in modo del tutto tronfio e privo di basi veramenti amicali, alla fine del secondo millennio decise di fare concorrenza agli United States. E’ stato un fallimento. Probabilmente, se un miracolo non si abbassa a lambire le nazioni legate dal feticcio euro, la tanto sbandierata UE rischia di creare solo danni.

Invece eccoci qui a laudare non l’Europa, ma gli Europe di Norum e Tempest. Almeno loro sono fedeli alle loro sonorità, ai loro progetti – come l’ottimo War of Kings – uscito il 6 marzo scorso e grondante il tipico  sound (ma più blues) made in Europe.

A seguire uno stralcio delle immediate reazioni post elezioni greche:

“La proposta bocciata dal popolo greco era quella condivisa dagli altri 18 Paesi. Ora tocca al governo greco avanzare una proposta che convinca le altre nazioni”, ha detto il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz in un video messaggio. “La promessa di Varoufakis che le banche riapriranno domani e che ci sarà denaro disponibile mi sembra difficile e pericolosa: credo che il popolo greco vivrà in una situazione più difficile”.

Il premier italiano, Matteo Renzi, ha intenzione di fare pressioni affinche si esca dal format franco-tedesco. Renzi lo avrebbe detto chiaro e tondo a Francia e Germania: non serve un formato a due, ci vuole un coinvolgimento dei leader e delle istituzioni europee. Purtroppo Renzi, a dispetto del contenuto delle sue stesse affermazioni, è troppo preso a fare i self con Obama.

Massimo Albertini

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