Siamo tutti dimenticabili, i 'grandi' li ricordiamo perchè bisogna portare a casa un bel voto da scuola.

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800 euro per un Presidente vero

Probabilmente non lo pensa nessuno, ma se a qualche distratto è venuto in mente Napolitano, non glielo si può perdonare. Perché c’è pure questo, che qualche imbecille provi simpatia per questo signore incapace. Insomma, se proprio si vuole parlare di povertà associata a Napolitano, beh, questa al massimo è riconoscibile e rintracciabile nella povertà di capire che è ora di smetterla – insieme agli altri politici cialtroni – di andare in tv è dire che qualcuno si deve occupare di questa austerity che non finisce. Qualcuno si deve occupare… Siamo alla farsa, i politici che dichiarano che si faccia qualcosa per il disagio delle persone! E’ come se l’idraulico dicesse al mondo di far intervenire qualche tecnico adatto a far funzionare i rubinetti! Incredibile, questa è gente da licenziare immediatamente e farsi ridare indietro i soldi che indegnamente e senza alcuna competenza, se non quella di arricchirsi, hanno rubato allo Stato!

Comunque, via, sveliamo il tema di questo articolo: José Alberto “Pepe” Mujica Cordano. Questo signore, nel vero senso della parola, non possiede un conto in banca, né tantomeno ha una carta di credito nel suo portafoglio. Vive con poco più che 20mila pesos al mese (800 euro) e non ha bisogno di una scorta, benché José Alberto “Pepe” Mujica Cordano, classe 1934, ricopra da due anni l’alta carica di presidente della Repubblica dell’Uruguay.
Non è un alieno o un ricco ed eccentrico miliardario prestato
alla politica. E non è nemmeno un esibizionista, Mujica, che poco reclamizza la sua austera condotta. È soltanto un esempio di buona politica che viene dal Sudamerica. Ogni mese dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto quegli 800 euro che in Uruguay equivalgono allo stipendio di un impiegato bancario. Il resto, il 90% dei suoi emolumenti, è devoluto al Fondo Raúl Sendic, un’istituzione che aiuta lo sviluppo delle zone più povere dell’Uruguay attraverso la costruzione di abitazioni con acqua e luce. Anche per questo e non solo per i suoi trascorsi, Pepe, come ama farsi chiamare dai premier stranieri in visita fino al fattorino, è amato e rispettato tanto quanto il nostro ex presidente Sandro Pertini con cui condivide il fatto di essere stato arrestato e imprigionato.
Ex guerrigliero ai tempi della dittatura di Jorge Pacheco Areco, Mujica fu leader della corrente di liberazione Tupamaros, organizzazione radicale marxista ispirata alla Revolución cubana. Nel nel marzo del 2010 ha stravinto le presidenziali con il Movimento de participación popular (Mpp). Fu un evento storico culminato con due settimane di festeggiamenti nella capitale di Montevideo.

È descritto come un uomo per bene, la cui sete di vendetta non ha mai guidato le sue scelte politiche, nemmeno contro i suoi aguzzini che lo tennero in prigione per 15 anni nel terribile carcere di Punta Carretas, la Alcatraz del Cono Sur.

Per il Fisco uruguaiano, Pepe Mujica è un nullatenente, il cui unico patrimonio è una vecchia Volkswagen Fusca di colore celeste (il nostro Maggiolino). Abita a Rincón del Cerro, nella periferia di Montevideo, in una fattoria tra cavalli, mucche e galline, proprietà della moglie, la senatrice Lucía Topolansky. E quando gli chiedono il motivo di tanta austerità e di questo stipendio da fame, lui non esita a rispondere: «Questi soldi, anche se sono pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno». Fin dalla sua elezione Pepe Mujica ha chiesto di non avere una scorta e come un’auto presidenziale ha chiesto un’utilitaria, una Chevrolet Corsa che usa solo durante gli incontri ufficiali. La sua unica scorta è Manuela, una bastardina che lo segue ovunque anche tra i marmi del Palacio Legislativo.


I suoi aficionados, ancora lo ricordano da giovane: quando, dopo la caduta della dittatura militare, correva verso il parlamento sulla sua Vespa. E da titolare della più alta carica dello Stato, lo stile di vita di Pepe Mujica non è poi tanto cambiato. Ha una zazzera abbondante, grigia e spesso scompigliata, non indossa mai la cravatta e nelle foto ufficiali ha l’aria, più che di un presidente, di uno che si trova lì per caso accanto ad altri capi di Stato. Anche la sua pensione di senatore, da anni, la dona interamente in beneficenza. Niente sprechi, niente protocolli. Auto blu e parlamentari baby-pensionati «¡No pasarán!» mai in Uruguay, il secondo stato più piccolo del Sudamerica che si è ritagliato un ruolo importante in politica ed economia.
Oltre alla generosità, Pepe è anche ricordato per essere “il Presidente della porta accanto”. Si ferma sempre a parlare con i cittadini, saluta il salumiere e l’ortolano del suo quartiere, abbraccia i piccoli giocatori della squadra di calcio Huracán, che va a vedere ogni domenica. E la gente lo ama. Adora il suo modo di governare e lo segue anche in Spagna, unico Paese europeo che ha visitato dopo la sua elezione. Mercoledì, il presidente Pepe ha persino aperto le porte della sua residenza ufficiale ai senza tetto: ha disposto che una vasta area del Palacio Suarez y Reyes ospiti chi non ha niente. È questa l’idea di politica che ha Pepe.

Mimmo Parisi, cantautore e blogger

Giudizio critico della faccenda: eccezionale. Alle nazioni, come l’Italia, che non hanno un simile personaggio circolante si dedica il brano “…Qui ci vorrebbe John Wayne”, perché lo meritano con forza, qui il video:

 

John Wayne arriverà (prima o poi)

Mimmo Parisi palesa il proprio impegno diluendo insieme polemica, canzone politica (intesa come descrizione di quel che dovrebbe essere e quello che invece passa il convento) e romanticismo.
E’ questo quello che differenzia le sue opere da quelle di altri “colleghi cantautori”.
Nelle sue canzoni, anche in quelle più “graffianti”, convivono elementi di denuncia, descrizioni ovviamente che passano attraverso la metafora, situazioni anche sentimentali (perlomeno quelle che sono situazioni sentite e provate sulla propria pelle). E’ come se all’impegno politico fosse stato dato “un cuore” e l’ideologia fosse accompagnata dal sentimento: c’è lo Stato che opprime con la sua ‘paralisis’ di marca joyciana, c’è la rabbia e la denuncia ma c’è anche la descrizione di momenti di nostalgia davanti a “ideali” che sembrano svanire con il passare degli anni. E’ come se al centro della sua poetica, Mimmo abbia messo vicino ai vessilli, “l’uomo”, con la sua precarietà e il suo bisogno di continue certezze.
Tra le canzoni emblematiche di questa “rara fusione di temi” si situa sicuramente “…Qui ci vorrebbe John Wayne”, ultimo suo grido verso la scelleratezza, di chi comanda sì, ma anche contro i sudditi contenti di essere sudditi. Inutile nasconderlo, c’è anche questo, quando un pensionato, un impiegato pubblico dicono a Grillo che deve farsi i cazzi suoi, che loro si vogliono godere i quattro soldini che si son guadagnati, beh, c’è poco da discutere: sono loro il lasciapassare per la cattiva politica e per la conseguente vita grama di chi ha niente. La redistribuzione dei beni, l’uguaglianza, il livellamento stipendiale? Macchè, macchè… la gente, certa gente non lo sa, ma è connivente con chi la sfrutta: cos’altro significa infatti che ‘…i direttori, i dirigenti, lo statista e via dicendo, hanno diritto a guadagnare di più e ad un trattamento diverso?’. Guadagnare di più… trattamento diverso… Ma per quale cazzo di ragione? Purtroppo, così ragiona il popolino ammaestrato e appartenente al gregge, quello raccontato da Friedrich Wilhelm Nietzsche. Ma, ritornando alla produzione di Parisi, quanti autori di canzoni in Italia hanno saputo fondere in un brano il sentimento e la politica di “in questa Italia di stronzi e di yes man/ qui ci vorrebbe John Wayne”? Ovviamente, il John Wayne auspicato è metaforico, il richiamo più vicino è quello del M5s, unica possibilità e vera novità dal 1948 a tutt’oggi.

Mimmo-piano
Nei Rocco Siffredi, Schettino, e perfino l’incolpevole Peppa Pig, citati nella canzone, compare la disillusione, la consapevolezza di un mondo che non vuol cambiare e di partiti che non saranno mai più gli stessi (la canzone descrive l’attuale o quasi recente storia delle ‘cose’ successe e che succedono in Italia)”. Nel secolo scorso si era tentata la mediazione tra i due grandi partiti di massa di allora, DC e PCI, poi tutto è naufragato nel giro di poco tempo.
Quindi, il declino del “grande partito rosso italiano” era quindi cominciato, la ricerca di “una nuova identità” continua infruttuosa anche oggi, con gente di destra che si è intrufolata alla chetichella perché, se è di moda essere di sinistra, nella vita è meglio farsi leccare il culo, come insegnano i gerarca…

j. w. 300
“…Qui ci vorrebbe John Wayne è stato registrato nello studio personale di Mimmo Parisi – Stelledicarta – , la produzione è al solito molto spartana e con mixing e mastering ‘buona la prima o al massimo la seconda tanto la Warner o la Virgin non mi cagherà mai’, la promozione si ancora ai simpatizzanti del web, ai giornalisti freelance, ai blogger appassionati, alle radio/tv e agli store che ospitano la produzione di Mimmo Parisi in modo disinteressato.

Diego Romero, giornalista freelance e blogger

Qui il link al video: http://www.youtube.com/watch?v=rakuoJZwoCE&feature=youtu.be

 

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