En passant, va preso atto che, nella Storia, vince e non si ferma, chi è numericamente maggiore e chi è più affamato: le forze politiche – a qualsiasi colore appartengano – , bisogna che tengano conto di questo, visto che alcune di loro non vogliono ascoltare quel senso di appartenenza al genere umano, che dovrebbe essere parte integrante anche della loro psiche.
Quando nel 1989 il Muro cadde fu una gran festa. Ora, con un popolo che scappa dalla guerra e dalla miseria, quel Muro è stato ricostruito. Non si vede. È nella testa di chi dice che quei bambini non sono i nostri bambini. Che la disperazione dei loro genitori non è la nostra.
Ma se le soluzioni sostanziali sono azioni di pertinenza, soprattutto, di statisti avveduti e Governi lungimiranti; in un contesto musicale, che aiuto, pur minimalista, si potrebbe dare al problema? Probabilmente nessuno.
Oppure sì, qualcosa gli artisti possono fare. Le canzoni sono fatte di parole che fanno discutere. Che mettono sotto il riflettore il tema.
Pertanto, ben vengano, ad esempio, musicisti come i Negrita che, in alcune loro pubblicazioni e già nel titolo, danno materia per accendere l’attenzione. Gli eventi e le date, nel loro caso si sta parlando del video “1989”, non sono solo da imparare per prendere un voto a scuola: essi sono ponti/collante che la Storia usa per collegarsi al presente.
Un altro artista che vale la pena indicare è il cantautore bolognese Mimmo Parisi e, segnatamente, un suo brano che si chiama programmaticamente, “A Berlino”. Questa canzone, pubblicata qualche tempo fa, in un contesto europeo che fa fatica a trovare soluzioni di apertura verso chi chiede asilo, è più che mai attuale. Il suo brano, tra le righe, sembra chiedere a cosa sia servito quell’annuncio clamoroso sulla caduta del Muro di Berlino, se adesso l’eurocentrismo europeo non sa fare altro che chiudersi a cerchio intorno ai suoi confini.
Ora e purtroppo, quel Muro pare ricresciuto. Come l’erba cattiva. Questa denuncia semantico/architettonica si chiude, inoltre, citando una band emergente che nella primavera scorsa, ha pubblicato un brano che si chiama proprio “Il Muro di Berlino”. Loro si chiamano VioladiMarte e sono calabresi. Il genere frequentato è un concentrato di indie rock e psichedelia, personal mood e armonie complesse. Il loro “Muro di Berlino” rappresenta, metaforicamente, le difficoltà odierne legate alla comunicazione interpersonale e, legato al tema dell’articolo si vuole qui aggiungere, soprattutto, difficoltà di ordine interrazziale.
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Sanremo: sarà per un’altra volta
Per quanto si possa tifare per squadre diverse, Sanremo mette tutti d’accordo. O quasi. Infatti, non servono partiti e crisi per attivare gli italici affabulatori, basta qualche canzonetta (ormai raramente) centrata. E’ vero, molti dicono di non guardare la kermesse sanremese, ma è la stessa storia del “io non voto Berlusconi!”. Sanremo non lo guarda nessuno e fa il 49% di share; Berlusconi è stato votato per vent’anni. E’ snobismo applicato a Sanremo e alla politica. Comunque sia, la crisi si sta vedendo in questo festival targato 2015. Le vallette provengono dallo stesso mondo della canzone. Niente presenze esotiche con farfalline inguinali. Il tasso di pruderie è da risparmio/spending review. Le due ragazze dell’Italia dai mille problemi, quella geograficamente definita ‘Italia del sud’ o ‘Meridione’ rispondono al nome di Arisa ed Emma. Puglia e Basilicata. Regioni in crisi anche quando non c’è la crisi. Le due soubrette del Mezzogiorno, non fanno a gara a carpire la scena al deus ex machina dall’eterna tintarella, Carlo Conti. Né fanno man bassa del canone pagato dagli italiani: il loro cachet è da barzelletta, se confrontato con i compensi dati in passato alle presentatrici trascorse.
MA SI VIVE ANCHE SENZA SANREMO. Questa la morale di chi si è proposto e non ha trovato l’attimo giusto per, come dire, bucare la mente del selezionatore di turno. Vediamo alcuni tra quelli che non hanno trovato il radar adatto alle loro aspettative.
Iniziamo con l’infaticabile e non doma Loredana Bertè. Ha detto che lei e Antonino – figura emersa dalla De Filippi tempo fa -, non si fermano e che il loro duetto ha un futuro. Auguri. Poi c’è Laura Bono, si era messa in luce nel 2005. Tuttavia la sua strada è ancora impervia. Su Facebook ha messo su una clip che, con disinvoltura, titola: “Chissene! Non si vive di solo Sanremo”. Di Francesco Baccini ricordiamo la veemenza che usa verso un sistema che promuove e distrugge cantanti. Baccini afferma che i talent sono divenuti pericolosi come Chernobyl: all’insegna del ‘insegniamo il mestiere dell’artista’, stanno avvelenando quei ragazzi che dovrebbero prima respirare la gavetta. Michele Bravi, invece, se la cava con una presa di posizione più filosofica. Bravi è convinto che, prima di raggiungere la luce finale, in qualsiasi cosa, il buio cercherà di regnare imperterrito. Quindi, ci vuole fiducia e tenacia. Tra i ‘dissidenti’, ma senza polemizzare più di tanto, figura anche il cantautore bolognese Mimmo Parisi. Aveva provato a proporre il brano Dammi un biglietto per Marte, ma lo scoglio insormontabile del mancato sostegno di una major, ha azzerato il progetto. Tra i delusi c’è Clementino che aveva scritto un pezzo col dj Tajone. Pare non abbia gradito, più che la sua esclusione, l’avvento di ospiti come Platinette e i Soliti Idioti. Ognuno è libero di dire la sua. La cantante Debora Iurato ha ringraziato i suoi fan e ha assicurato che è delusa, sì, tuttavia determinata per il suo futuro. “Un bel giorno tutto avrà un senso. Quindi, per il momento, non farti deprimere dalla confusione, sorridi attraverso le lacrime e cerca di comprendere che tutto ciò che succede ha una ragione”. Così si è consolata Karima, grande lettrice di Paulo Coelho. Marco Ligabue, infine, aveva pensato di partecipare insieme a due amici artisti. Non se ne è fatto niente: “Si va avanti, queste sono le tre parole magiche”, ha commentato con un sorriso.
Mimmo Parisi è un fan di Luca Carboni. Qui il link all’album “Et c’est passé”: http://www.jamendo.com/it/list/a133344/et-c-est-passe
Franco Flores, blogger di tuttorocksound