Siamo tutti dimenticabili, i 'grandi' li ricordiamo perchè bisogna portare a casa un bel voto da scuola.

Tag: Televisione

Buone nuove, Parisi: Ce la possiamo fare!

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Apre le danze lo stesso autore: “Ce La Possiamo Fare è, prima di tutto e prima che si perda di vista la cosa più semplice da segnalare, una canzone. Una canzone di solito è, perlomeno per me che non devo ubbidire alla grande industria – non lo dico per polemizzare, semplicemente è così – una sintesi delle ultime ‘narrazioni’ che mi sono capitate di vivere: io sono un cantautore freelance, e, quindi scrivo quando ho qualcosa da dire.
Quindi, niente pungoli da alcuno per onorare contratti più o meno luculliani. Detto questo, Ce La Possiamo Fare, è un brano, se si vuole, di incoraggiamento. In un momento storico dove un Governo di sinistra(?) fallisce clamorosamente le aspettative più banali ed è pronto alla replica del ‘ventenniodelcavaliere’ (perfino il Contratto con gli italiani è stato bissato!), beh, che c’è da dire, che si può dire per incoraggiare la gente se non Ce La Possiamo Fare? Qualcuno più famoso di me ha evidenziato ‘Se bastasse una canzone’, lo so benissimo che non basta, tuttavia una voce durante la tempesta aiuta a non sentirsi soli”.

Da un punto di vista prettamente tecnico, il prodotto prevede, all’interno di una ormai consolidata produzione homerecording di tipo spartana e autarchica, un passo avanti per la registrazione e la finalizzazione. Mimmo Parisi, un po’ per convinzione e un po’ per situazione, non si è fatto mai prendere dal trip della registrazione: si fa quel che si può e non si sta ad aspettare che arrivi il sound engineer di Madonna che ti faccia un suono della madonna! Parisi, sulla scia di Gaber e Leporini, pensa che bisogna dire, ammesso che si abbia da dire, e non che bisogna mostrare (che cosa poi?).
Ce La Possiamo Fare promette delle chitarre gustose e le mantiene. Niente indici che scivolano sull’unica corda che si riesce a beccare per fare l’assolo (quest’ultimo, vale la pena segnalarlo, pur rimandando ai vari Satriani, Vai and C., risulta misurato pur facendo affidamento sulla tecnica). Lo stile The Edge tonica/quinta/sui cantini è carino, ma dovrebbe, ormai, essere fuori catalogo. La voce di Parisi galleggia egregiamente sulle note medio alte. Questo è un retaggio ovviamente da rock singer che, proprio per questo, fa di Mimmo Parisi un cantautore outsider. La parte testuale di Ce La Possiamo Fare tocca descrizioni quasi, in alcuni passaggi, da pop art alla Warhol: la citazione di frighi americani, Snoopy, Charlie Brown e Ferrari non dovrebbe lasciar adito a dubbi. Nel testo non manca lo sguardo che indaga l’ineffabile servendosi della quotidianità: “A volte guardo la luna su/E penso in fondo che/Nessuno manda bollette per la luce che da”.
Voto: 9

Giorgia Alberti, rock ed altre cose

Osvaldo Napoli e i vitalizi

Osvaldo

A 1 Mattina si parla di vitalizi. Ospite accigliato dietro il sorriso perenne e di circostanza, l’ex parlamentare di Forza Italia Osvaldo Napoli. In onda, oltre ai due canonici presentatori Rai democraticamente presentati nei due generi più diffusi sul pianeta Terra, anche una rappresentante, via web, del M5s di professione questore.

Il politico Osvaldo Napoli, finalmente, ha perorato con passione la difesa dei diritti di qualcuno: i politici a qualsiasi titolo, religione, colore (della pelle e politico), razza e orientamento affettivo. Beh, lo riconoscerà anche chi ha parteggiato per lui, il parlamentare Napoli non è fra quelli che hanno acceso e fatto vibrare con maggior luce la fiaccola del Cavaliere, ora in disarmo(?). Insomma, il suo è stato sempre un lavoro di retrovia e partecipato, magari fatto dal lato sbagliato della barricata (…ovviamente per chi carica il moschetto dall’altro fronte), tuttavia non lo si è visto mai con l’elmetto tra le mani e la testa fasciata di bianco con annesso papavero rosso – non mille papaveri rossi, come quelli presenti nella Guerra di Piero del cantautore De Andrè, non si chiede tanto – giusto per testimoniare la partecipazione cruenta a qualche pugna incredibile ed eroica.

Ora invece, seduto sullo scranno Rai e con accenni d’impeti trattenuti dalla buona educazione o, dalla massima sempre valida per chiunque, di fare buon viso a cattivo gioco, discute di un tema che probabilmente solleverà di un bel po’ il morale dei disoccupati che, non avendo alcun luogo da raggiungere, nessun cartellino da timbrare, nessun tornello – questi, dopo l’enciclica di Brunetta, sono in preoccupante estinzione – da superare, stanno lì, nella mattinata di luglio a ciondolare con un caffè tra le mani e una disperata speranza di lavoro nella testa.

Si perdonerà il disegno fin troppo preciso della questione, ma un ex parlamentare che argomenta come fanno i pargoli di fronte alle ingiustizie paventate (purtroppo il politico Napoli è accompagnato in questo da un grande numero di suoi colleghi), lascia interdetti. Di fronte all’esponente del M5s, che ha dichiarato di trattenere per sé 3300 euro e di devolvere il resto dello stipendio parlamentare a un fondo cassa che sovvenziona i progetti per avviare nuove attività – cosa ormai nota – il signor Napoli ha cominciato a chiedere chiarificazioni del tutto fuori tema.

Insomma, i vitalizi e la notizia del loro ridimensionamento o scomparsa dal reddito di alcuni ‘sfortunatissimi’ ex qualcosa, al politico Napoli non vanno bene. Può anche essere che abbia ragione. Da Dagospia, maggio 2015, si viene a conoscere la situazione economica di Napoli che, come tema non dovrebbe essere appassionante per nessuno se non per il diretto interessato. Ovvio. Tuttavia su chi discute e combatte all’ultimo nichelino, una valutazione s’impone. Diversamente, si rischia di fare dell’ironia su chi arriva dall’Africa ricco solo di un sorriso sulla faccia. Dunque, a essere brevi e a non citare tutto quel che può essere economicamente associabile al signor Napoli, Dagospia segnala che, come presidente di Ancitel (la spa tecnologica dell’associazione dei sindaci), porta a casa circa 80mila euro l’anno; una casa nella Capitale pagata; rimborsi mensili dotati di parecchi zeri; frequentazione – amata – di ristoranti à la page; il vitalizio come ex parlamentare di Forza Italia. Può bastare(?).

Massimo Albertini

Luciano saluta Medicina 33

 

Visti i tempi grami nel quale si dibatte la nazione Italia, nonché quella buona parte del mondo civile che dipende da una economia gravemente deficitaria, il passaggio di consegne da Luciano Onder ad un’altra conduzione del popolare programma,  porterebbe a dire che Medicina 33 passa a 32. Insomma qualcosa bisogna risparmiare. E’ già da qualche tempo che la notizia di Onder, orfano di Medicina 33, occupa supporti cartacei o virtuali. Parte da qui il tentativo da parte di chi scrive a segnalare con un 32 quel che rimane di Medicina 33, il programma post prandiale del post prandiale, per antonomasia e tradizione di lungo corso, appunto, ottimo Luciano Onder; il quale, tra l’altro, è dotato di un cognome che fa rima baciatissima con ‘stupore’, in inglese ‘wonder’.

Stupore per cosa poi? Sicuramente per il garbo d’altri tempi e per il conforto che il presentatore regala col tono della sua voce, pur trattando di patologie. Onder, quindi, come la speranza fatta conduttore e portatore di buone nuove sui farmaci che tolgono i malanni a chi ascolta mentre beve il caffè davanti alla tv. Al suo posto c’è già una curatrice del suo (ex) programma che sicuramente e senza dubbio, sarà brava. Tuttavia, Medicina 33, senza Onder, sarà per forza Medicina 32: si vuole almeno dare a questo signore il valore di 1? Quindi non si scappa, 33 meno 1 fa 32.

Quali i motivi dell’allontanamento dell’ottimo giornalista? Il direttore generale Rai Luigi Gubitosi hai reso noti i motivi che hanno portato al fine rapporto, nonchè al licenziamento del giornalista e conduttore televisivo dal Servizio Pubblico, citando limiti di età raggiunti (Onder ha 71 anni), e inoltre, l’asservimento a una legge che vieta la riassunzione di ex dipendenti Rai. Infatti, già in passato, il presentatore di Medicina 33 era stato dispensato dalla cura del programma e licenziato. In un secondo tempo, poi, fu riassunto con la titolazione di consulente esterno; lo stipendio assegnatogli in questa nuova veste era di cinquecento euro al mese: il suo compito consisteva nel produrre almeno quattro puntate del suo salottino medico-scientifico per la Rai.

Luciano Onder era andato in pensione nel 2008. Nel 2002, invece, era stato eletto vice del TG2 da Mauro Mazza, che allora era direttore. Quindi, ora, siamo all’ennesimo licenziamento. Tuttavia, questa volta, non è detto però, che la Rai possa non risentirne per il licenziamento del conduttore. Ci sono casi simili al suo che hanno visto perdenti quei dirigenti Rai che avevano appoggiato i licenziamenti. Quest’ultimi dirigenti, poi, sono stati forzati, dal giudice competente, a reintegrare ad esempio, Milo Infante, popolare giornalista e conduttore tv. Infante aveva protestato e fatto causa al Servizio pubblico perché, secondo il suo punto di vista, in una conduzione tv, era stato messo all’angolo su Rai Due. Milo ora, sempre su Rai 2, e dal 9 settembre conduce Senza peccati, un nuovo programma.

Ritornando ad Onder, pare che da Mediaset siano arrivate delle proposte. Così segnala Il Secolo XIX che riporta l’indiscrezione sul presentatore tv di Rai Due: “Mediaset – scrive il quotidiano – sarebbe già pronta a offrirgli una nuova collaborazione”. Al posto di Onder, ora, c’è Laura Berti. Non si sa se sia lei il professionista segnalato da Dagospia, il quale parlava di un contratto da 400.000 mila euro l’anno, che non è certo una cifra da spending review. Comunque sia, l’indiscrezione è partita qualche giorno fa, proprio da Dagospia, il noto blog di Roberto D’Agostino.

(A cura di Roberta Antelmi)

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