|
|
|
le nostre interviste
Chitarrista di grande personalità, unisce una grande sensibilità espressiva ad una tecnica strumentale superiore. Ha contribuito al successo di Lucio Dalla e degli Stadio. Ha suonato, tra gli altri, con Venditti, Ron, Paola Turci. È in uscita il suo secondo CD
Ricky Portera, la chitarra per comunicare
di Antonio Aprile
|
Pochi musicisti riescono a far cantare il loro strumento come Ricky Portera riesce a fare con la sua chitarra. E pochi sono riusciti a mantenere la propria personalità e individualità, senza farsi in qualche modo schiacciare dal peso artistico dei cantanti che hanno accompagnato (e, nel caso di Portera, si tratta di artisti di grosso calibro). Nell’intervista che con molta gentilezza e disponibilità ci ha concesso, abbiamo affrontato vari temi partendo, ovviamente, dallo strumento per arrivare ad alcuni aneddoti e retroscena molto belli delle collaborazioni con Dalla e Stadio in particolare, arrivando fino a Van Halen… Ricky è una persona vera, perché la ricerca del cuore, dell’ emozione, della sensibilità della musica è il vero punto di forza in quello che non è solo il suo lavoro, chitarrista, ma un suo vero e proprio modo di essere, quando la chitarra stessa diventa una estensione dell’anima e della sensibilità di un uomo.
Sembra strano che in Italia solo le riviste specializzate del settore si occupino dei musicisti, di chi costruisce il suono delle canzoni che poi ascoltiamo…
Non siamo presi in considerazione, ahimè…
Tu sei un chitarrista rock, ma non ami molto Blackmore che invece è il classico punto di partenza per la maggior parte dei rocker…
Forse perché io sono un pochino antecedente a quel periodo. Il fatto è che ho avuto altri ispiratori. Intanto sono un beatlesiano, sono partito con i Beatles, poi sono stato un hendrixiano, però c’è anche molto Jeff Beck.
E Rory Gallagher? Un nome in genere poco conosciuto…
Bravo, ecco. Infatti il mio principale ispiratore è stato proprio lui. Sentii subito che lui era diverso dagli altri, era lontano dai soliti canoni dei chitarristi, mi piacque subito.
Quanto c’è di istintività e quanto di studio dello strumento?
Guarda, nel mio caso è sola istintività. Ho studiato pochissimo grazie alla mia pigrizia… non sono mai stato un approfonditore, anche perché ogni volta che studiavo sentivo che perdevo molta della mia naturalezza perché nel momento in cui cominci a ragionare, cominci a pensare troppo e cominci a fuorviare la musica. La musica è un modo di comunicazione. Quindi pensare troppo a quello che devi fare comincia a snaturare il tuo io. Molto deve essere guidato da quello che è il tuo stomaco e il tuo cuore. In fondo, quello che direi a voce lo dico sulla chitarra, questo potrebbe essere il mio stile anche se non mi sento vicino a nessuno, mi sento un essere umano a parte, ma è come mi sento nella vita: sono un po’ un asociale, una persona introversa, non riesco molto a stare in mezzo alle persone se non con la mia chitarra perché è il modo più bello per potermi esprimere.
Cosa consiglieresti a chi vuole imparare? Hai avuto esperienze di insegnamento?
Si ho avuto esperienze di insegnamento però ti ripeto che io, non avendo dei canoni ben definiti, faccio un po’ fatica a far capire ai potenziali allievi che devono emozionarsi, perché l’ emotività non è da tutti. Da me arrivavano persone e mi dicevano ‘io voglio imparare le scale di Petrucci, di Van Halen’. No, non ci siamo! Questi chitarristi vanno ascoltati e ne va presa l’ essenza. Poi bisogna prendersi la briga di collocarli in un certo periodo storico e capire perché questa gente suonava in quel modo. Vedi io ho avuto una esperienza proprio un paio di anni fa di un paio di ragazzini che si sono avvicinati, sai i classici ragazzini di famiglia-bene, col pulloverino, la camicina sotto. Si sono presentati, mi hanno fatto i complimenti e poi mi hanno detto ‘Noi suoniamo dell’ hard-core’. Sai, rimango sbigottito. Bisogna essere se stessi. Io suono quello che sono. Mi guardi e non penseresti mai che suono del liscio o della fusion. Si vede cosa suono, che l’anima è rock. Ma quel rock, se vuoi, inteso anche da fighetti, non è quel rock di rottura perché io sono quello, ognuno ha una sensibilità e un background proprio di vita che deve rispecchiare quello che poi va ad esprimere con la chitarra, sennò diventa falso, finto. Come sono un pochino i musicisti di oggi che sono freddi, amorfi. Bravi tecnicamente. Io conosco dei ragazzini di 13, 14 anni che hanno una tecnica impressionante che fa paura poi li ascolti tre minuti e non ti hanno detto niente. Non dicono niente e questo è il male, quello che cerco di correggere ai ragazzi quando mi chiedono dei consigli. Però non è facile perchè cominci a diventare antipatico quando uno arriva e ti dice ‘io vorrei lezioni di slap-tapping’ e io gli rispondo:’benissimo, hai sbagliato indirizzo!’ allora ci rimangono male e magari ti dicono ‘allora non lo sai fare’. No, lo so fare ma è un evento che capita una volta in una serata, quindi non posso insegnarti una cosa che si usa una volta al giorno o una volta ogni due giorni, che senso ha?
Oggi ci sono così tanti manuali che magari certe tecniche si acquisiscono anche così; uno invece che va a lezione dovrebbe cercare di sfruttare l’esperienza anche umana del chitarrista a cui si rivolge…
Ma sai, questo presuppone anche un certo tipo di intelligenza, di cultura, e spesso non puoi pretendere molto da persone che vanno a vedere i concerti e appena sali sul palco vorrebbero sentire solamente virtuosismi cose di questo genere. Abbiamo delle nuove generazioni a cui non gliene frega niente della canzone, devi solo stupirli.
Maurizio Solieri una volta ha detto: ‘bisogna essere consapevoli del fatto che il pubblico non si intende tecnicamente di musica’
Infatti il nostro detto è suono per le shampiste…
Oggi poi si tende più ad ascoltare quello che ci viene proposto, radio, televisioni… ma se uno se si va a guardare magari il gruppetto nel pub…
Bravo! Lì scopri delle verità, certo, senza dubbio! Il problema è che oggi non esistono più le radio libere. Esistono questi business dove la case discografiche o i produttori pagano per avere dei passaggi in radio. Quindi l’ importante è pagare e poi te lo spacciano per un prodotto che sta andando quindi non c’è più la verità…
Cosa consiglieresti ad un musicista o chitarrista che vuole suonare in maniera diversa? Tre dischi…
Ma no, guarda, non è questione di dischi. Io consiglio sempre di chiudere gli occhi: sei arrabbiato suona da arrabbiato, sei felice suona da felice. Ecco, questa è la cosa vincente secondo me, me ne rendo conto quando faccio i miei concerti.. Quindi il consiglio che posso dare io è di ascoltare i grandi miti perché devi avere una cultura, essere aggiornato con quelli che sono i chitarrismi, però senza mettersi li a studiare tutti i passaggi, impararli a memoria, rifarli bene perfetti e poi non sapere dove metterli… Se devi fare l’ assolo di Little Wing che ci metti un solo alla John Petrucci? Hai visto la figura che ha fatto John Petrucci al G3 con Satriani e Vai? Sembrava un alieno, un pesce fuor d’acqua, uno che non c’entrava niente. Uno che si mette li a fare scale velocissime che non significano niente e non servono a nessuno. Così come non ho visto bene Robert Fripp. Una persona che poteva andare bene, anche se non è il mio amore in assoluto, era Malmsteen. Aveva il suo senso, però, vedi, anche lì esistono delle guerre… era troppo bravo per loro due! Quest’uomo ha ancora una mano che fa le scintille. Ci fermiamo, però, sempre ad un fatto tecnico. Guarda anche tu questo G3: se leviamo Joe Satriani che è l’unico che ha un po’ di umanità lì dentro… cosa rimane? Un circo! Io non sono molto d’accordo su queste cose.
E Steve Vai, allora?
Ma tu pensa che io sono un grandissimo ammiratore di Steve Vai però non per quello che pensano gli altri…
Si vede anche nel tuo setup: chitarra Ibanez Jem , Eventide…
E no sai, a parte il fatto che l’ Eventide io ce l’ ho da 20 anni quindi non è questo, seconda cosa io sono endorser internazionale delle sue chitarre. Comunque io ho una grande ammirazione per Vai perché è un grande musicista, è una persona che ha rivoluzionato la chitarra, ma vogliamo metterlo con Van Halen? È stato un personaggio che ha veramente sconvolto la chitarra ma in una maniera positiva. In una maniera umana…
Secondo me è stato interpretato male perché molti hanno colto solo l’aspetto funambolico del suo modo di suonare
Certo, bravo. Ascolta, per esempio, cosa non fa lui quando accompagna! Praticamente è lì la sua classe, la sua forza: accompagna in un modo magistrale. Tanto è vero che molti riescono a fare i suoi soli ma non riescono ad accompagnare come accompagna lui.
Infatti molti si concentrano solo sull’ assolo e non sul resto.
Perchè fa fare bella figura l’assolo! Il resto, la ritmica, non conta. Si parte da questa per arrivare all’altro. Noi partiamo al contrario: partiamo dal tetto per arrivare alle fondamenta, non regge…
Ho letto che Van Halen ti ha regalato anche una chitarra.
Mi ha regalato un corpo di chitarra, perchè sai che ai primi tempi le chitarre se le assemblava lui, Ci siamo incontrati in Germania tanto tempo fa, ci siamo inseguiti in varie music halls. A quei tempi i Van Halen avevano fatto il primo album. Abbiamo passato una serata insieme in un locale a Monaco e siamo rimasti in buoni rapporti. Poi lui l’indomani mi ha fatto avere un corpo di chitarra, quello giallo e nero. Tra le altre cose adesso la sto rimettendo in sesto perchè l’avevo abbandonata ma fra un pò tornerà a farsi vedere…
Nella tua carriera hai cambiato tante volte: sei stato negli Stadio prima ancora che venisse Curreri…
Si, allora: Stadio, Dalla, Venditti, Finardi, Bertè, Ron, de Gregori, Endrigo, Masini…
È stato il tuo bisogno di voler fare esperienze nuove o una precisa volontà di non essere identificato come il chitarrista di…
È stato malgrado me. Venivo cercato, anche perché, sai, a quei tempi avevo un suono talmente particolare, non c’erano tanti chitarristi che avevano l’impatto che riuscivo ad avere io specie dal vivo, perché avevo un approccio proprio molto energico.
Io ricordo alcuni dischi vecchi di Lucio Dalla…
Bé, non fanno molto testo perché nei dischi, ahimè, dovevo pure adattarmi a quella era che l’economia delle canzoni di Lucio, non che presupponessero di avere quella che era la mia anima veramente, lì è stato sempre un compromesso, un dare un colpo al cerchio ed uno alla botte.
Da questo punto di visita il lavoro come turnista è un pò limitante?
Diciamo che lanci le tue idee che poi devi smussare secondo le esigenze di chi ti sta pagando in quel momento.
Tra le cose più belle che hai fatto ricordo il live ‘dallamericaruso’, l’assolo di ‘Ayrton’…
Ti posso dire che l’assolo di Ayrton è stato fatto dopo un concerto degli AC/DC che ho sentito a Bologna: sono passato casualmente dallo studio per vedere come stava andando il disco di Lucio e lui mi ha detto: hai voglia di fare il solo? Erano le 2 di notte: ho preso la chitarra, quella gialla e nera, l’ ho attaccata al Marshall, proprio così, diretta, ho fatto il solo buona alla prima e quel solo lì ha fatto piangere della gente. La mia forza è questa: riuscire ad entrare nell’emotività di quello che sto suonando e continuare il discorso della canzone, quindi è come se il solo fosse un’altra strofa.
Qual’è la cosa di cui sei più orgoglioso tra quelle che hai fatto?
Le mie figlie!
Questa è una cosa molto bella che dici…
assolutamente!
E come concili questo tuo ruolo di rocker sempre on the road con quello di padre?
Vedi, siamo molto rock in famiglia…le mie figlie sono scatenate. Comunque non è stato difficile, perché grazie al cielo ho un look ancora abbastanza giovane, significa che posso uscire con le mie figlie e fare le stesse cose che fanno loro, parlo della grande, naturalmente. Tra un pò uscirà un disco mio molto autobiografico. La canzone più bella si chiama proprio ‘bambina mia’ ed è una canzone nata per mia figlia. Non so se ci sarà nel disco perché secondo me è una canzone di Sanremo quindi vorrei tenermela un pochino…
Tenerla per eseguirla tu o darla a qualche interprete?
Vorrei farla io, ogni volta che la sento immagino il palco di Sanremo, e potrei arrivare anche ultimo…
Ultimi sono arrivati illustri predecessori, Vasco, Zucchero…
Bè anche gli Stadio…
Quindi è una specie di documento che lascerai alle tue figlie?
Si ma non solo, anche di come ho vissuto certi amori io, c’è una storia che è la separazione con mia moglie, un’altra che parla di una ragazza della quale sono stato molto innamorato, e che ho perso, insomma ci sono molte cose, è tutto autobiografico. C’è una mia immaginazione di esere in manicomio, tanto prima o poi ci andrò a finire… ci sono un pò di cose, infatti il pezzo trainer si chiama ‘ci sono cose’…
Ti piacerebbe che le tue figlie imparassero a suonare? Farai niente per spingerle?
No, assolutamente. la piccola sarebbe un pò indirizzata verso la batteria ma spero che non tocchino strumenti!
Perché?
Perché è una vita da dannati, dove non sei mai a posto, non sei mai in pace, fai un brutto concerto perché sei stanco, per l’umidità che ti ha inchiodato le mani, perché hai guidato per centinaia di chilometri ed hai le mani atrofizzate, o perché il pubblico non ti stimola, io la notte poi non ci dormo, capisci? Sai quante volte ho ricominciato non dico a studiare però a riprendere quello che pensavo mi mancasse. Quindi è sempre un mettersi in discussione…
Con gli Stadio è stato un periodo travagliato, vero?
Assolutamente, anche perché Lucio Dalla si sentiva un pò il padrone di questa cosa, e Curreri non remava in favore del gruppo. Curreri ha sempre vissuto una specie di sudditanza nei miei confronti, un timore reverenziale, comunque il problema è stato che gli Stadio li ho fatti morire per quello che riguardava me e non ho preso niente di quello che era mio, gli ho lasciato tutto. Tra l’altro, attenzione, hanno collaborato al mio disco, c’è una chicchetta: facciamo un duetto io e Gaetano Curreri con ‘Canzoni alla radio’ che era mia .
L’ hai scritta assieme a Carboni…
Esatto. comunque oggi gli Stadio avrebbero potuto essere molto di più di quello che sono perché oggi si sono un gruppo che si fa rispettare, sono un gruppo che ha un suo pubblico però non hanno mai fatto il grande salto.
E di Lucio Dalla cosa ci puoi dire, invece?
Ma sai, Dalla è una persona molto strana… uno che comunque va per la sua strada, malgrado sia una persona gradevolissima con un grande cuore, ma ha questa forma di ‘posso fare tutto da solo’ che a volte mette in imbarazzo anche me che ormai lo conosco da 30 anni.
Bè se non avesse avuto questo carattere non avrebbe fatto quelle cose originali e fuori agli schemi, si sarebbe omologato anche lui. Invece quando fa un disco Dalla non è mai una cosa banale…
Sicuramente, questo è vero.
Anche se io preferisco le vecchie produzioni… …
sicuramente.
Hai detto: Paolo Zanetti è l’unico che mi fa paura… tra i chitarristi oggi chi vedi bene?
Si, si è vero (ride, nda), è bravissimo perché non imita nessuno e nel frattempo ha preso da tutti e questo è molto bello, a me piace e gliel’ho detto: tu sei un grande chitarrista, se non ti perdi per strada sei un grande chitarrista.. Comunque parlando dei chitarristi presenti sul mercato io ho un grande amore per quello di Pelù, Maramotti, e poi per Luca Colombo, che ha fatto un bellissimo disco strumentale. Bravissimo, veramente bravo, entrambi. Ho anche un pò di invidia devo dire…
Sono stili completamente diversi. Tu, comunque, non sei un vero turnista: quando fai un disco sei Ricky Portera…
Si, questo è vero. Non accetto sottomissioni o cose di questo genere. Però sai cosa mi dispiace? Che io ho fatto un sacco di dischi con gente che non è mai uscita, ho fatto veramente delle cose bellissime, anche perché essendo personaggi non di rilievo mi lasciavano veramente carta bianca, Prima o poi vorrò fare una raccolta di queste cose e fare un piccolo tributo a queste persone, una presentazione dei lavori che ho fatto, un tributo a Ricky Portera, me lo faccio da solo…
In genere i tributi si fanno in circostanze poco liete…
È vero… (risata, nda)
Si può dire che la dimensione del club è forse quella più vera del musicista? In fondo negli stadi si sta su un palco lontani dalla
gente…
Assolutamente, certo
Parlaci della tua band….
Ho un batterista eccezionale che si chiama Giorgio Pescara, ha suonato con Finardi, Camerini, Grignani, e un bassista un pò più sconosciuto dal punto di vista dei grandi nomi ma veramente bravo: Gianni Cicogna, un Billy Sheehan della situazione… è un trio notevole.
Quali brani suonate?
Amo rifare i pezzi tipo Come Together o Sunshine of Your Love, questa in particolare in una versione techno veramente molto bella…
Le critiche come le prendi?
Bene, io sono uno che da molto ascolto. Nel mio sito (www.rickyportera.com) ricevo molta posta e se mi fanno delle critiche a me va benissimo, anche perché non ho la presunzione di essere perfetto
Come ti poni di fronte al mito del musicista?
Ma sai non è questione di mito, poi alla fine quando sei lì e ti bevi una birra insieme i miti vanno nel dimenticatoio, perché i ragazzi hanno bisogno di sapere che sei uno come loro anche per prendere fiducia, per sapere che possono arrivarci pure loro, perché non siamo alieni, quindi ci si prende una birra insieme e vedono le nostre debolezze i nostri pregi, tutto quello che gli pare. Io lavoro soprattutto nei pub, perché è il mio lavoro prediletto quello.
Tu vedi la chitarra prevalentemente inserita in un contesto di canzone, vero? Hai già fatto un cd ed ora questo secondo di canzoni, non per chitarristi…
Sai, io ho un sacco di cd di chitarristi, ma se non vai a guardare i nomi sembrano tutti uguali. Non me la sentivo, quindi, di fare un disco chitarristico, non puoi andare al di là di certi canoni se fai delle cose per addetti ai lavori. Anche perché ti vai a mettere in un ambito dove non sei più considerato per quello che stai suonando ma per come lo suoni, e a me non va bene questo, non voglio essere giudicato per ciò che devo apparire ma per quello che sono e quello che sono io devo tirarlo fuori nell’ambito di una canzone, è inutile stare li a raccontarsela. Per questo non me la sentivo di fare un disco tecnico, sarei finto, sarei falso. mentre invece nel mio disco c’è molta verità e ci sono sempre delle chitarre bellissime, degli arrangiamenti particolari… ho rifatto ‘La sera dei miracoli’, cantata proprio da Lucio, me l’ha cantata lui nel disco ed è una cosa, una energia allucinante, c’è un solo alla fine bellissimo. Mi premurerò di fartene avere una copia appena uscirà.
Magari faremo una recensione del disco…
Bene, molto bene, magari leggerò che poi non ti è piaciuto… ma sono convinto che sia un bellissimo disco.
Ci sono delle chitarre acustiche?
No acustiche poco, ho usato un dobro
Tu le hai usate spesso con Lucio Dalla…
Si. Comunque c’è in un pezzo diciamo ‘pseudo’ classico, fatto nella maniera classica. E’un duetto con un violoncello dove viene fuori un’ orchestra, è un disco molto bello e vario.
Tu generalmente hai tempi rapidi in studio, però così non rischi di non entrare nel pezzo?
Vedi, è qua la mia forza. Io non voglio sentire prima il pezzo, voglio vivere lì con la chitarra in mano al momento, poi butto giù delle cose poi da li si comincia a scremare un pochettino e si arriva alla fine.
Sempre seguendo il cuore e mai la tecnica lasciando che la mano corra guidata dall’istinto…
Assolutamente! se comincio a fare cose pensando che ‘verranno ascoltate da chi e quindi devo usare cose che.. ‘ ho chiuso, comincio a fare delle cose inutili, a diventare pacchiano.
In Italia si collabora poco tra gli artisti, vero?
Hai toccato un tasto molto delicato. Io sono stato molto fortunato perché nel mio disco hanno collaborato tutti i più bravi musicisti che abbiamo a partire dai cantanti: Curreri, Dalla, Freak Antoni;poi musicisti: Daniele Tedeschi, Gallo, Cottafavi Roberto Gualdi, Solieri, Marco Nanni, Giovanni Pezzoli. Ho avuto un sacco di ospiti, la fortuna di trovare la gente onorata di lavorare con me.
La scuola romagnola si conferma la numero uno?
Ma senz’altro…. Antonio, tu vivi a Reggio Calabria, vero?
Sì, è la mia città…
Ti invidio perché sei li e puoi annusare quell’aria dello stretto, sono posti bellissimi che conosco bene: a Messina ho la mamma ed un sacco di amici…
Purtroppo qua per suonare non c’è molto…
È quello purtroppo che mi frena, perché se ci fosse modo di lavorare io sarei giù da un pezzo.
Qui, la cover del singolo “Il dolce tempo di Maria”, di Mimmo Parisi, un cantante/chitarrista che ha sempre ammirato il grande Ricky Portera.
Potete fare il free download a questo link: http://www.rockit.it/mimmoparisi/album/il-dolce-tempo-di-maria/25415 |
|
|
|
|
|
|