Siamo tutti dimenticabili, i 'grandi' li ricordiamo perchè bisogna portare a casa un bel voto da scuola.

Categoria: Televisione Page 4 of 5

“Kablammo!”, riassume tutto l’entusiasmo degli Ash

Tornano gli Ash con ‘Cocoon’, due minuti e mezzo di puro power pop, il primo singolo tratto dall’imminente nuovo album ‘Kablammo!’ che uscirà il prossimo 26 Maggio 2015 su earMUSIC.
L’album arriva a 8 anni di distanza dal precedente Twilight Of The Innocents, annunciato originalmente come l’ultimo album in carriera per la band britannico.
“Sono gli Ash in tutto il loro splendore” dice il batterista Rick McMurray. “Un muro di chitarre con una scarica di adrenalina e un pizzico di melodia”. 
Il titolo del nuovo lavoro, “Kablammo!”, riassume tutto l’entusiasmo che gli Ash hanno provato “a ritrovarsi tutti nella stessa stanza a comporre nuova musica. Lo si può sentire in ogni singola canzone.”
Gli Ash presenteranno le canzoni di ‘Kablammo!’ in alcune date in Europa quest’estate.

kablammo

(Notizia dalla rete, a cura di Giorgia Conti)

Dall’Inghilterra rock, Chaos and the calm

James Bay, la Gran Bretagna incorona il suo nuovo (e credibile) divo rock

 


Si era intuito da tempo, al di là del clamoroso successo internazionale del singolo Hold back the river, una di quelle canzoni che ti seducono sin dal primo ascolto – rafforzata da un video visto 17 milioni di volte su youtube – che James Bay possedeva il fisico del ruolo per diventare il nuovo fenomeno dell’Inghilterra rock. La conferma arriva adesso, puntuale, con il disco di debutto del cantautore ventiquattrenne, Chaos and the calm, dodici canzoni che lui stesso ha composto, questa settimana sulla vetta della classifica degli album più venduti in Gran Bretagna con oltre 65 mila copie smerciate nei primi sette giorni dall’uscita. Una cifra notevole, anzi enorme, di questi tempi. Non a caso l’ultimo a cui era riuscita una impresa simile, vendere così tanti dischi durante la prima settimana nei negozi, nella sola Gran Bretagna, è un certo Sam Smith. Non un cantante qualunque: dopo il boom del suo album In the lonely hour ha vinto quattro Grammy Awards e con il suo tour sta trionfando ovunque, salvo lo stop improvviso causa motivi di salute seri.

(Notizia dalla rete)

In Volo

Piero Barone(agrigentino doc) , Ignazio Boschetto (bolognese di nascita residente a Marsala) e Gianluca Ginoble (abruzzese di Atri e residente a Roseto) sono i tre componenti del trio vocale IL VOLO.

Prima ancora di spalancare le ali con il disco d’esordio, Il Volo ha incantato, commosso, esaltato e stabilito una mirabile serie di record, impensabile allora per tre quindicenni. Primi italiani nella storia a sottoscrivere un  contratto con una major americana,  la Geffen, etichetta del gruppo Universal America.  Unici artisti italiani invitati da Quincy Jones a “ We Are The World for Haiti”, insieme a 80 stelle internazionali tra le quali Celine Dion, Bono, Lady Gaga, Carlos Santana, Barbra Streisand, EnriqueIglesias, Usher, Natalie Cole, Will.i.am dei Black Eyed Peas.

Qui l’articolo originale: http://www.sanremo.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-433c4c5c-aacd-4f77-afc3-99d2efe77eb1.html

McDonalds’s Angel, una storia dei nostri giorni

Tugce Albayrak
Comunicato stampa

 

Articolo di massimoalbertini in data 21-03-2015

STELLEDICARTA & ALICERECORDS annunciano il nuovo singolo di MIMMO PARISI, sensibile cantautore e chitarrista bolognese!
Il lavoro si intitola “McDonalds’s Angel” ed è già disponibile sulla rete. Il nuovo singolo di PARISI è stilisticamente ispirato al sound nobile degli 80′s, ma, come avviene sempre per i fuori classe, il rimando a un certo modo di concepire gli arrangiamenti e i suoni è più un suggerimento per gli ascoltatori che una rigida linea guida per chi, come PARISI, scrive e propone musica. Semplificando, quindi, si può dire che siamo di fronte a un genere influenzato dal neoclassicismo di marca chitarristica (vedi Malmsteen) e, nel complesso, a un Hard Rock che risente ampiamente delle temperie sociali di questi primi anni di terzo millennio.

“McDonalds’s Angel” è, da un punto di vista testuale, una canzone nata come reazione a una notizia balzata sulla rete alla fine dell’ennesimo annus horribilis – ormai dal 2007 è l’unico modo per definire i 365 giorni che si alternano nel nuovo secolo senza grandi soluzioni sociali -, ovvero, quell’evento che ha avuto come protagonista una ragazza che il popolo della rete ha definito come “L’angelo del McDonalds”.
Il fatto è, purtroppo, drammatico: due ragazzine di 13 e 16 anni, a Offenbach, in Germania, subiscono apprezzamenti non richiesti da un gruppo di giovani balordi; una ventiduenne, Tugce, le difende e, all’uscita dal locale, viene aggredita e ridotta in fin di vita.
MIMMO PARISI, cantautore indipendente, di tutta la vicenda e con infinito rispetto per la tragedia, ne ha fatto un brano struggente e nello stesso tempo, senza pretese.
Questa è una canzone fatta e presentata in punta di piedi; PARISI abbandona ai flutti della rete, come una specie di messaggio in bottiglia, le parole e le note di questo brano.

 Voto: 9, per la realizzazione e, soprattutto, per l’attenzione agli eventi che contano in questa società che dimentica presto, e senza trarre un insegnamento dalla bufera che gli gira intorno.

Qui il download:
https://www.jamendo.com/en/track/1210127/mimmo-parisi

Youtube site: https://www.google.it/#q=mimmo+parisi+youtube
Artist distribution: https://www.jamendo.com/it/artist/422708/mimmo-parisi
Label facebook: https://www.facebook.com/search/results.php?q=Mimmo+Parisi&init=public
Song’s Words: http://www.testitradotti.it/canzoni/mimmo-parisi
Reverbnation: http://www.reverbnation.com/mimmoparisi

Nick Drake, artista appartato

Nicholas Rodney (“Nick” Drake) è stato un cantautore inglese.

1 / 8

Con qualche mese di ritardo, ricordiamo uno dei più graditi testi pubblicati nell’anno 2014. Ci voleva un libro per tornare a parlare di Nick Drake. A raccontare, con i crismi dell’ufficialità, la sua storia, è Remembered for a while, in uscita a novembre in Inghilterra per John Murray, in occasione del quarantennale della scomparsa del songwriter britannico, ma la notizia già ha fatto parecchio rumore, accompagnata com’è da un ulteriore annuncio.
L’edizione deluxe del volume include un vinile con quattro brani tratti da una incisione per la Bbc – una delle leggendarie session radiofoniche trasmesse da John Peel – che si pensava perduta, risalente al 1969, anno in cui Drake debuttava con l’album Five Leaves Left e stava lavorando alle canzoni del disco successivo, Bryter Layter.
L’ARTISTA DI CULTO. Perché tanto interesse? Perché Drake, morto 26enne il 25 novembre 1974 a causa di una overdose – non si è mai riusciti a stabilire con certezza se volontaria o meno – da antidepressivi, pressoché sconosciuto in vita, è diventato nell’ultimo ventennio l’archetipo dell’artista di culto adottato progressivamente da un pubblico sempre più vasto.
SOLO TRE ALBUM IN VITA. La morte di Drake non fu che un trafiletto a margine – letteralmente – della vulgata musicale principale, visto che i tre album incisi in vita, incluso il commiato del 1972 Pink Moon, disco per sola voce e chitarra di rarefatta e rassegnata bellezza, vendettero pochissime copie: lavori penalizzati dall’attitudine appartata dell’autore, che non concedeva interviste e aveva smesso di fare concerti, perché, ipotizza qualcuno, le insolite accordature utilizzate rendevano le pause necessarie tra un pezzo e l’altro troppo vulnerabili al chiacchiericcio.
PARLÒ DELLA GENERAZIONE. Non accettava di misurarsi con un pubblico distratto Drake, ma allo stesso tempo era animato dal bisogno di parlare alla sua generazione, di tradurre in termini che fossero comprensibili al maggior numero di persone il proprio sguardo visionario e ipersensibile; e anche ai posteri, viste gli innumerevoli indizi disseminati nelle canzoni: quasi come se sentisse, si spinge a dire qualcuno, che la sua fama avrebbe avuto inevitabilmente un destino postumo. Un dissidio interiore, tra incomunicabilità e bisogno di riconoscimenti, che lo porterà sulla strada della depressione, con flebili tentativi di uscirne – incluso un viaggio parigino per incontrare senza esito la cantautrice Françoise Hardy – interrotti tragicamente una notte d’autunno del 1974.
LE CANZONI NEGLI SPOT. Poi, nel 1979, usciva Fruit Tree, un box antologico che incominciò a far crescere il culto. Un passaparola a lungo discreto, diffuso tra gli appassionati e i colleghi che non avevano potuto conoscerlo in tempo reale per motivi anagrafici (tra i fan Kate Bush, Robert Smith, Paul Weller, Beck), fino a quando la Volkswagen, nel 1999, scelse una sua canzone, Pink Moon, e la utilizzò per lo spot della Golf.

I suoi possibili eredi: da Elliott Smith a Sufjan Stevens

Nato il 19 giugno 1948, Nick Drake è morto il 25 novembre 1974.Nato il 19 giugno 1948, Nick Drake è morto il 25 novembre 1974. 

Da quel momento in poi i tributi si sono moltiplicati, tributi in termini di discendenza artistica (l’acustico Pink Moon pietra di paragone per qualsiasi cantautore indipendente deciso a raccontarsi in intimo dialogo con la propria chitarra, e una serie sterminata di possibili eredi, consapevoli o meno di esserlo: Elliott Smith, Sufjan Stevens, Badly Drawn Boy), ma anche documentari (A Skin Too Few dell’olandese Jeroen Bervens, uscito nel 2000, e il televisivo Lost Boy del 2004, prodotto dalla Bbc con Brad Pitt, altro fan d’eccezione, nelle vesti di narratore) e, naturalmente, biografie, tra tutte quella imponente di Patrick Humphries.
PERSONAGGIO FRAGILE. Nel corso dell’ultimo decennio sono usciti anche materiali d’archivio, un paio di antologie pubblicate 10 anni fa, Made to love magic e A treasury, quest’ultima una raccolta di registrazioni adolescenziali casalinghe le quali hanno fatto venire il dubbio che ci si fosse spinti troppo in là nell’indagare la vita di qualcuno che aveva scelto di parlare solo attraverso le canzoni.
Un caso da manuale di sfruttamento mercantile del defunto? Non esattamente, poiché in ballo c’è senz’altro anche l’indecifrabilità e la fragilità del personaggio, l’enorme fascino esercitato da un animo imploso sul quale è stato (ed è) possibile fantasticare all’infinito.
SCONTRO SULLE INCISIONI. La fame di inediti non è comunque ancora cessata: è recente la notizia che alcuni nastri in possesso di Beverley Martin (vedova del folksinger John: entrambi furono tra i pochissimi confidenti di Drake), che avrebbero dovuto andare all’asta per alcune centinaia di migliaia di dollari, sono stati bloccati dai legali della famiglia del songwriter britannico, che hanno messo in discussione la proprietà delle incisioni.
Non sappiamo se quei nastri vedranno in qualche modo la luce, quel che è certo è che, per la prima volta, con Remembered for a while sembra palesarsi la necessità di ufficializzare il canone drakeiano.
LA SORELLA NEL PROGETTO. Gabrielle, sorella celebre negli Anni 60 per aver fatto parte del cast della serie televisiva Ufo, ha lavorato al progetto per sei anni, curando e selezionando i materiali inclusi testi di canzoni autografi e lettere alla famiglia, includendo le testimonianze del produttore-scopritore Joe Boyd e di Robert Kirby, il da poco scomparso arrangiatore dei primi due album.
Il tentativo di ‘storicizzare’ e canonizzare un lascito artistico che tuttavia molto difficilmente riuscirà a mettere la parola definitiva su una storia per sua natura sfuggente, enigmatica, aperta a molteplici chiavi di lettura.

Comunque sia, viva Sanremo

 

Email
Stampa

Sanremo: sarà per un’altra volta

Scritto da: diegoromeroQuesto utente ha pubblicato 28 articoli.

Per quanto si possa tifare per squadre diverse, Sanremo mette tutti d’accordo. O quasi. Infatti, non servono partiti e crisi per attivare gli italici affabulatori, basta qualche canzonetta (ormai raramente) centrata. E’ vero, molti dicono di non guardare la kermesse sanremese, ma è la stessa storia del “io non voto Berlusconi!”. Sanremo non lo guarda nessuno e fa il 49% di share; Berlusconi è stato votato per vent’anni. E’ snobismo applicato a Sanremo e alla politica. Comunque sia, la crisi si sta vedendo in questo festival targato 2015. Le vallette provengono dallo stesso mondo della canzone. Niente presenze esotiche con farfalline inguinali. Il tasso di pruderie è da risparmio/spending review. Le due ragazze dell’Italia dai mille problemi, quella geograficamente definita ‘Italia del sud’ o ‘Meridione’ rispondono al nome di Arisa ed Emma. Puglia e Basilicata. Regioni in crisi anche quando non c’è la crisi. Le due soubrette del Mezzogiorno, non fanno a gara a carpire la scena al deus ex machina dall’eterna tintarella, Carlo Conti. Né fanno man bassa del canone pagato dagli italiani: il loro cachet è da barzelletta, se confrontato con i compensi dati in passato alle presentatrici trascorse.

 

MA SI VIVE ANCHE SENZA SANREMO. Questa la morale di chi si è proposto e non ha trovato l’attimo giusto per, come dire, bucare la mente del selezionatore di turno. Vediamo alcuni tra quelli che non hanno trovato il radar adatto alle loro aspettative.

Iniziamo con l’infaticabile e non doma Loredana Bertè. Ha detto che lei e Antonino – figura emersa dalla De Filippi tempo fa -, non si fermano e che il loro duetto ha un futuro. Auguri. Poi c’è Laura Bono, si era messa in luce nel 2005. Tuttavia la sua strada è ancora impervia. Su Facebook ha messo su una clip che, con disinvoltura, titola: “Chissene! Non si vive di solo Sanremo”. Di Francesco Baccini ricordiamo la veemenza che usa verso un sistema che promuove e distrugge cantanti. Baccini afferma che i talent sono divenuti pericolosi come Chernobyl: all’insegna del ‘insegniamo il mestiere dell’artista’, stanno avvelenando quei ragazzi che dovrebbero prima respirare la gavetta. Michele Bravi, invece, se la cava con una presa di posizione più filosofica. Bravi è convinto che, prima di raggiungere la luce finale, in qualsiasi cosa, il buio cercherà di regnare imperterrito. Quindi, ci vuole fiducia e tenacia. Tra i ‘dissidenti’, ma senza polemizzare più di tanto, figura anche il cantautore bolognese Mimmo Parisi. Aveva provato a proporre il brano Dammi un biglietto per Marte, ma lo scoglio insormontabile del mancato sostegno di una major, ha azzerato il progetto. Tra i delusi c’è Clementino che aveva scritto un pezzo col dj Tajone. Pare non abbia gradito, più che la sua esclusione, l’avvento di ospiti come Platinette e i Soliti Idioti. Ognuno è libero di dire la sua. La cantante Debora Iurato ha ringraziato i suoi fan e ha assicurato che è delusa, sì, tuttavia determinata per il suo futuro. “Un bel giorno tutto avrà un senso. Quindi, per il momento, non farti deprimere dalla confusione, sorridi attraverso le lacrime e cerca di comprendere che tutto ciò che succede ha una ragione”. Così si è consolata Karima, grande lettrice di Paulo Coelho. Marco Ligabue, infine, aveva pensato di partecipare insieme a due amici artisti. Non se ne è fatto niente: “Si va avanti, queste sono le tre parole magiche”, ha commentato con un sorriso.

 

Bob Dylan presenta le sue ombre del 2015

bob-dylan-shadows-in-the-night-2015-scheda

Il 3 febbraio 2015 esce il nuovo album di Bob Dylan, trentaseiesimo della carriera del “menestrello del folk”, intitolato “Shadows in the Night“. Prodotto da Jack Frost, lo pseudonimo che lo stesso Dylan adopera quando ricopre le vesti di produttore, il disco non contiene alcuna composizione originale ma è una raccolta di cover di brani resi celebri da Frank Sinatra, riportati a nuova vita e resi contemporanei, da cui emergono i primi singoli “Full Moon and Empty Arms” e “Stay with Me”.

Dylan ha ammesso di avere da tempo il desiderio di realizzare un album simile, senza aver mai trovato il coraggio prima d’ora di avvicinarsi ad arrangiamenti complessi per 30 elementi riadattandoli a una band di cinque: “Il segreto di queste interpretazioni? Conoscere benissimo i brani. È stato fatto tutto dal vivo, in una sola take, due al massimo.”
“Shadows in the Night” è disponibile in formato CD, vinile + CD e digitale.

“Shadows in the Night” – Copertina & Tracklist

bob-dylan-shadows-in-the-night-copertina

01. I’m a Fool to Want You
02. The Night We Called It a Day
03. Stay with Me
04. Autumn Leaves
05. Why Try to Change Me Now
06. Some Enchanted Evening
07. Full Moon and Empty Arms
08. Where Are You?
09. What’ll I Do
10. That Lucky Old Sun

“Stairway to Heaven”? E’ nata così

Jimmy page, Il chitarrista dei Led Zeppelin rivela come uno dei più struggenti brani abbia visto la luce.

Jimmy Page racconta : «Volevo mettere qualcosa insieme che iniziasse con una fragile chitarra acustica», racconta Jimmy Page alla Bbc (vedete il video qui sopra), mentre il vinile di Stairway to Heaven gira davanti a lui.

Era il 1970 «e io stavo cazzeggiando con la chitarra acustica», dice lo storico chitarrista dei Led Zeppelin, «A un certo punto ero arrivato ad avere diversi blocchi di canzone che stavano bene insieme. Si univano con una certa fluidità. Non ci ho messo molto a capire che sarebbero stati i mattoni perfetti per costruire qualcosa che stavo aspettando da molto tempo: comporre una canzone che iniziasse piano piano, che lasciasse entrare la batteria nel mezzo e poi costruisse un grande crescendo. Sapevo anche un’altra cosa: volevo che il pezzo andasse sempre più veloce – una cosa che i musicisti non dovrebbero fare mai».

Page continua: «Quando la struttura è diventata chiara sono andato da John Paul Jones (bassista dei Led Zeppelin, ndr). Volevo che se ne facesse un’idea – era tardi, John Bonham (batteria) e Robert Plant (voce) erano usciti insieme. Ci abbiamo lavorato insieme il giorno successivo. Robert aveva iniziato a scrivere le parole e, con sua grande sorpresa, gli sono venute quasi tutte sul momento. In un attimo il 90 per cento del testo era fatto».

Stairway to Heaven, una delle canzoni più importanti della storia del rock, è stata pubblicata nel novembre 1971. Mimmo  Parisi, grande ammiratore dei Led Zeppelin, regala accordi e parole di questo brano senza tempo:

Jack On Tour: nuovo giro d’Italia

Lo start ufficiale sarà dato il 30 gennaio a Livorno, si finisce a Catania il 28 febbraio. E poi ci si rivede in televisione a marzo, con un documentario in sei puntate

 

Fuori dal garage il furgone di Jack On Tour inizia a rombare: tra poco sarà pronto per il suo giro d’Italia. E’  la quinta volta. Andrà in quattro città, dove farà otto showcase, quattro concerti principali e farà suonare 14 artisti. Si inizia con tre gruppi: The Zen Circus, Pan Del Diavolo e His Clancyness a Livorno.

Foto di Vivastreet.it Vendo "Il grande cielo"

Mimmo Parisi, il cantautore bolognese, ha commentato l’evento affermando di essere un grande sostenitore di questa manifestazione: – Era ora che la musica riprendesse un modo di presentarsi diverso dai talent che, superata la prima impressione positiva legata alla novità e alla leggenda della serie americana di Fame (Saranno famosi), ora sembrano solo delle scuole per imparare un mestiere! – ha detto. Inoltre, ha concluso – il Jack On Tour è partecipato, oltre che da musicisti che hanno bisogno del contatto diretto con la gente, anche da quei ragazzi che hanno ben presente che Fame era un serial tv e andava bene come tale, nella realtà scuole del genere non fanno altro che appiattire ciò che, per sua natura ,ha bisogno di muri da rompere: l’Arte indica non è indicata!.

Ecco le tappe del Jack On Tour:

30 e 31 gennaio. Livorno
The Zen Circus, Pan Del Diavolo e His Clancyness

5 e 6 febbraio. Milano
Selton & Friends e Roberto Dellera
Special guest: Dente, G. De Rubertis (Il Genio), Ghemon, Walzer Carluccio, Davide “Divi” Autelitano (I Ministri)

18 e 19 febbraio. Roma
Bud Spencer Blues Explosion e Roberto Angelini

28 febbraio. Catania
Le Luci Della Centrale Elettrica e Nicolò Carnesi

I musicisti e il loro furgone sono i protagonisti del Jack On Tour, che vive di jam session e incontri imprevedibili con i fan. Il viaggio sarà raccontato in sei puntate su DMAX a partire da marzo.

 

Terrorismo in Europa, Charlie Hebdo

Alle 17 di venerdì 9 gennaio di questo 2015 ancora echeggiante di vagiti, si conclude la corsa di due francesi e di un immigrato. Il loro è un addio definitivo e irreversibile. Non avevano accumulato molto tempo su questo pianeta: i due fratelli franco-algerini Cherif e Said Kouachi, avevano circa 30 anni. Pochi per aver potuto realizzare un progetto di vita che ci si aspetta da qualunque individuo che calchi il suolo della Terra. Probabilmente il loro giudizio non collimerebbe con quanto appena detto. Forse avrebbero ragione. Chi lo sa. Alla fin fine, dopo lo scellerato Al Qaida dell’11 settembre, toccherà a loro essere ricordati nei libri di storia. Quell’11 settembre del 2001, quando c’era l’“America under attack”, così titolarono molti giornali; ora è la volta della Francia e dell’Europa a essere “under attack”. Ecco il progetto di vita realizzato da Cherif e Said Kouachi: coltivare per 30 anni i loro corpi e le loro menti per spargere il terrore in Occidente.

Come si può vivere e prepararsi alla semina del terrore? C’è una logica che può essere condivisa, perlomeno scientificamente, psicologicamente? Probabilmente esiste una risposta soddisfacente a questa domanda, ma al popolo, alla gente comune che si rattrista per un lavoro che tarda ad arrivare, che si appassiona a un gol mancato, che si preoccupa per la bimba con la varicella e per tante altre ‘banalità’ che costituiscono la vita che scorre tutti i giorni, questa risposta sfugge. D’altra parte, non solo la logica dei terroristi è avulsa dalla gente, ma, per ironia della sorte, il terrore va a battere cassa proprio a loro: ecco quindi, in questo contesto, entrare in scena un altro vissuto invano, Amedy Coulibaly.

Questi, a quanto pare, ha tentato di mediare una soluzione di salvezza per i due fratelli. L’8 gennaio aveva ammazzato una poliziotta, un gesto assassino che sembrava non aver collegamento con gli attentatori di Charlie Hebdo. Purtroppo, come si è visto, le cose non stanno così. Infatti il 9 gennaio è entrato in un supermarket, ha fatto degli ostaggi, e ha ammazzato ancora.

Un trio e una storia, quella dei fratelli Cherif e Said Kouachi, e Amedy Coulibaly che, quando le ombre della sera invernale hanno iniziato a disegnarsi su Parigi, improvvisamente si è trovata all’ultima pagina. La pagina della fine. Le forze di polizia, le teste di cuoio e i loro dirigenti hanno rotto gli indugi e hanno attaccato. Non si poteva più temporeggiare. Il sole calava e la notte non avrebbe portato consiglio, questo hanno pensato in Francia.

“Matite spezzate”, ecco il crimine di Cherif e Said Kouachi, e Amedy Coulibaly. Hanno preso le matite occidentali e le hanno rotte con i loro proiettili. Dal luttuoso 11 settembre il terrorismo di marca islamica ha fatto grandi passi. Per quanto l’argomento sia negativo, bisogna riconoscere che questi terroristi hanno messo a fuoco cosa veramente possa abbattere un popolo: la distruzione della loro cultura. Una cultura che sa di penne che scricchiolano e matite odorose di legno. Una civiltà avanza nella Storia con saggezza, circospezione. E scrive; prende appunti con i suoi pezzetti di legno con l’anima di grafite. E con quella stessa grafite fa schizzi e disegna.

E COSA FACEVANO I GIORNALISTI E I VIGNETTISTI DI CHARLIE HEBDO SE NON SCRIVERE E DISEGNARE?

Hanno voluto spezzarle quelle matite, hanno voluto spezzare la libertà d’espressione che simbolizzano. Ecco quindi l’Occidente ferito a morte da tre progetti di vita mancati, e plagiati da menti lontane che gestiscono scuole di terrorismo esotico.

(Di Diego Romero, giornalista web)

Page 4 of 5

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén